venerdì 6 luglio 2007

LE PALORE DEL CAPITANO

“Vitto', i facisti i biglietta?”.


“Amo', certo che li ho fatta”.


“Ti sei arricordato di fari i biglietta per arrivare gritto a Lampidusa e non alle firmate precedenti?”.


“Amo', certo che me l'ho arricordato”.


Il prefetto di Montelusa, Sua Ccilenza Vittorio Paladino, quelle precise 'ntifiche dumanne se l'era sintute fari in continuazioni da una simanata bona. La signora prefetta non era di solito – con rispetto parlanno - una scassaminchia. Ma lo scanto sò era di fari una malafiura davanti a tutti pi sta storia de' biglietta una vota miso pedi nella navi che ogni notti dal porto di Vigàta tenta di arrivari prima a Linusa e poi a Lampidusa. La signora prefetta ci tiniva assà a questa vacanza. Avivano abbisogno tutti du' di non sentiri parlare di infiltraziona mafiose, crisi idrica, treni sopprimuti, spazzini in sciopiro... Una simana a Lampidusa era quello che ci voliva per staccare e rigenerarsi tecchia. Per questo la signora prefetta era in fibrillazioni e non vidiva l'ora di arrivari in quel paradiso lampidusano. Bagni da matina a sira e orate, ricciole e cernie a tinchitè, pranzo e cena! Per una simanata sana. Cu l'avia a spardari a tutti du'?


Si aviano imbarcati da manco un'urata quanno, doppo avere viduto da poppa allontanarisi la terra montelusana, si erano addummisciuti tenneramente abbrazzati nel commodo letto di quello che per una notti sarebbe stato l'alloggio prefettizio marittimo. Sua Ccillenza s'addummiscì proprio pinzanno una cosa ca ci piaciva assà pinzare e cioè che quannu stava una notti in un posto quel posto addivintava in quel momento l'alloggio prefettizio. A tipo presidenti dei Stati Uniti, ca quannu acchiana in un arioplano, qualunchi sia l'aerio, puru si fussi un minchia di deltaplano, di subbito il velivolo addiventa l'Air Fors Uan. Una vota, appena nominato prefetto, con sua mogliera era stato a dormiri in spiaggia, e l'alloggio prefettizio era stato rina e stiddri. Ma una vota avia puro arristato 'nchiuso tutta la notti nel cesso della stazione di... Ma chista è un'autra storia.


Inzomma, alle sei in punto Sua Ccillenza, arrisbigliato dalla sbeglia prefettizia, detti prefettiziamente il buon giorno alla sua signora prefetta. Romanticamente non si volivano perdiri lo spettacolo dell'alba. Si lavaru, s'arrivisteru e nisceru fora dal ponti. Uno spettacolo la costa vista da luntano. I luci sparluccicanti e il riverbero nell'acqua del mari. All'alba poi... Chi spettacolo! Intanto la nave s'avvicinava sempre chiossà alla costa. Minchia! Ed erano pinzino in largo anticipo con l'orario d'arrivo della navi. La corrente marina del canale di Sicilia la notte forse era stata favorevoli assà...


“Vitto' – dissi la signora prefetta – talè che strano. Di sta distanza Lampidusa pari precisa precisa a Vigàta. Guarda. Parinu a sinistra il porto e, supra, i luci del chiano Lanterna e sulla destra in alto i luci di Montelusa e Santolì più in vascio. E' incredibbili la natura certi voti”.


“Veru è, Amo' – sclamò il prefetto – parinu precisi 'ntifici. Certo che hai una mimoria gioia mia... E una fantasia, sangu meu...”.


Propiamente in quel momento il capitano comannante della “Sandovino” s'apprisentò davanti al prefetto. Con aria marziali sbattì i tacchi salutannolo militarmente e con tono grave ci dissi: “Vostra Ccillenza, non ho potuto fari a meno di sentiri la discursione con Vostra mogli. Sogno mortificato assà di dovirla informare che avi raggiuni la Sua signora. Quella che vedete è la costa montelusana. Purtroppamente...”.


Il comannante non potti finire la frasi che il prefetto era già a ginucchiuni a sbintualiare il fazzoletto prefettizio sotto le nasche della signora prefetta, subitaneamente sbinuta 'nterra nel sentiri le palore del capitano.

Filippo Genuardi

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